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La mia adolescenza è cominciata in ritardo, a 16 anni, visto che a 11 misi piede nel Seminario di Nardò. Di quell'esperienza, il brutto l'ho dimenticato e mi sono tenuto il bello, che pure mi è stato donato.
Le poesie che seguono ho tentennato qui a pubblicarle, tipiche dei primi approcci alla poesia, con quella loro semplicità e spontaneità a volte disarmanti. Ma io sono anche quelle poesie, giacché fin da ragazzo non potevo fare a meno di un pezzo di carta per fermare un'emozione.
In morte di Luigi Tenco
S'è ucciso
lo chiamano pazzo
di chi è la colpa
nessuno lo sa.
Un nevrotico
un pessimista
lo dicono tutti
anche gli amici
quelli che non c'erano
non c'erano mai stati.
Una pistola
una bara
l'aldilà
è sparito come un grigio fumo.
29 gennaio 1967, due giorni dopo il suicidio
Quant'è amaro
A Dina
Quant'è amaro attendere un giorno
e scoprire che io e te non ci siamo più
starsene di fronte al camino
per vederti sparire nel fumo
che tra poco salirà nel cielo
e dal cielo scenderanno grosse lacrime.
Collemeto, 1969
M'era sembrato
A Dina
M'era sembrato che tu mi amassi
quando vedevo i tuoi occhi nei colori della campagna
quando nel mio mare di tristezza
atteggiavi le tue labbra a sorriso
quando allontanandoti da me
scoprivo due cuori darsi alla speranza.
Collemeto, 1969
C'è sempre un treno
A Paolo Costantini
C'è sempre un treno
che ti porta lontano
fino alla sera in cui t'accorgi
che ti manca un amore.
Collemeto, 1969
Estate
Morirò in un giorno d'estate
quando la mia donna ride
e gli altri tutti si divertono.
Collemeto, 1969
Stazione di Milano
A Dina
Un giornale
un'esportazione
i capelli lunghi
sotto la coppola mafiosa
il bavero del cappotto rialzato
per nascondermi
darti un'aria più sicura.
Arrivo e ti bacio
non ti guardo in faccia
sei più bella
più indifferente
offuscata
con la pioggia che mi bagna gli occhiali.
Ti precedo incerto
reggendo la tua valigia
oh fossi tu là dentro almeno e...
depositarti al deposito bagagli.
Milano, 1970
Il treno
A Maria Pia
Sdraiata
stanca
ti dondoli
vergine
tra lo sferragliare del treno
il rumore nasconde i tuoi pensieri
e fingi di non vedere
questi occhi che ti guardano fissi.
Riapri i tuoi occhi e quando
ti assicuri che i miei
ti contemplano ancora
li chiudi serena
soddisfatta nel tuo essere di donna.
C'è qualcosa di antico
su quel volto
rigato dai lunghi capelli neri
che il vento del finestrino
scompiglia e rigetta indietro.
Tutti ti credono stanca
ed io mi struggo al pensiero
che è l'amore che ti stanca
ma tu non sai non vedi
a te basta riaprire gli occhi ogni tanto
e assicurarti che un uomo ti guarda
e soddisfa il tuo essere di donna
non t'importa l'uomo
l'uomo lo sa bene
a lui importa qualcosa di antico
su quel corpo sdraiato
che sembra invitare dio
a fare all'amore.
In un vagone della ferrovia Roma Nord, tratta Civita Castellana-Roma, 1970
La finestra
A Giuseppina
Stare alla buia finestra
per gustare il fresco della notte
protetto dall'oscurità nei fissi pensieri
lo fa un uomo che è solo.
Eppure è un piacere
lasciare il corpo scoperto
al freddo più intenso
sentire le ossa ghiacciate
fino all'assiderazione
mentre tu sei lì a quattro passi
oscura
imprendibile.
Talvolta sarai anche tu alla buia finestra
proverai anche tu le ossa ghiacciate
allora
per favore
amiamoci!
Civita Castellana, 1970
Tempo perduto
A Stella
Passa il tempo
passa il nostro amore
con i baci le carezze
non consumate
gli sguardi non veduti
i sospiri non sospirati.
Civita Castellana, 1971
Ossessione
A Stella
Tu
i soldi
una casa un letto
sognato
immortalato
poetizzato
soli...
Ancora una volta mi sorprenderanno
un rumore di passi conosciuti
mi assicurerai vengono dalla strada
è lo sbronzo notturno
che vaga le piazze e le strade
adagierò il capo sul tuo seno
occhi aperti fisserò un passato oscuro
ombre di altri che hanno ignorato
i mali del cuore e della libertà.
Civita Castellana, 1972
Gelosia
A Stella
Quando sei lontana
le tue mani hanno un sapore di stoffa
il tuo corpo il colore dei grandi capannoni
a sera dalla finestra fisserai la strada
nella speranza che accada qualcosa
e penserai a domani
un giorno uguale a ieri
ma domani ti farai bella come si conviene
entrerai in fabbrica col collo scoperto
e non rifiuterai un sorriso
a chi avvertirà il profumo
l'aria
i tuoi passi.
A me
lontano
al di là di un cielo sempre grigio
è dato confondere
il tuo viso immobile e smorto
col vento che preme alla finestra
ma non l'aria mi porta
né il tuo profumo
i tuoi passi...
la tua tristezza almeno!
Civita Castellana, 1972
Dopo un bicchiere
A Stella
Con te ho scalato montagne
remato in barca tra scogli infidi
sfiorato per mano gente sconosciuta
corso bambini sui prati in primavera
raccolto fiori per il nostro amore
distesi all'ombra dell'albero grande
sprofondati in baci e carezze
e sui nostri corpi nudi
calata è la limpida sera
più stretti ancora nel fresco della notte
confusi all'alba con le foglie di rugiada
pervasi sulla terra bagnata
da una fame di tenerezza
frenesia di desiderio
voglia di volare.
Collemeto, 1972
Disincanto
A Stella
Brucia brucia il tuo viso
trema ancora nelle mie mani
taci taci taci
non dire una parola
è tutto come prima
stringimi stringimi
baciami baciami
ardimi del tuo calore
illudimi illudimi sempre
vedrai che la sera
la tenebrosa sera solo
non mi sentirò solo
t'accarezzano vuote le mie mani
la mia mente più non t'afferra
i miei sogni non più sogni.
Ma ora sei come le altre
t'involerai tra i pomposi fiori
nel bersaglio d'inutili confetti
di flash cartolina
di rubiconde facce smorte.
Oh vaga speranza
vago amore...
Te lo porterai dentro!
Civita Castellana, 1972
Il vento
A Stella
Questo vento che urla
questo vento che spazza ogni cosa
questo vento un giorno spazzò l'amore mio
dal cuore gelido me lo strappò
dalle mani inermi, bagnate di lacrime
su sentieri lo condusse
facili
tracciati già
dove l'amore si baratta con la quiete
dietro lasciandosi
una libertà tanto sognata.
Un sibilo di vento ogni volta
del perduto amore ogni volta
d'un filo spezzato ogni volta
è il giorno ogni volta
è la notte ogni volta
un attimo senza di te!
Civita Castellana, 1973
Canzone dell'ultima licenza*
Ai miei commilitoni de IV Reggimento pesante campale di Trento
Alla stazione c'era l'ultimo amico
solite raccomandazioni di chi non sa
ma non può trattenersi
deve correre in fretta
c'è la sua donna che l'aspetta.
Più di un anno è ormai quasi passato
non ricordo più quel primo giorno
chi ha già l'amore
chi s'è già sposato
ma qualcuno anch'io ho dimenticato.
Dai finestrini ti sfugge la vita
rimiri addosso la sporca divisa
un motivo antico
per mandarti a morte
anche se c'è il sole all'orizzonte.
Non voglio varcare più quel cancello
sentirmi schiacciato dal monte Bondone
ci han fatto le mura
con filo spinato
il diritto di vivere non ci è dato.
In mezzo al cortile c'è un monumento
la sera ha diritto a uno squillo di tromba
è l'ora in cui risorgono
con forza le voci
che gridan vendetta dalle proprie croci.
E poi aver di fronte quelle facce odiose
strumenti dell'ignoranza e del potere
sono gli ufficiali
quei cani bastardi
che muoiano tutti con i loro stendardi.
Per questo da tempo è iniziata una lotta
la lotta millenaria di ogni sfruttato
compagni soldati
trionfi l'amore
trionfi la giustizia la rivoluzione.
Trento, 1975
*I versi della canzone sono nati dopo essere montato sul treno che da Orte mi avrebbe condotto a Trento, dove prestavo servizio militare. Era terminata la licenza di 5 giorni +2. Mi aveva accompagnato alla stazione, con la sua Cinquecento, da Civita Castellana, il mio amico Ermanno Lemme. In caserma cantavo spesso la canzone accompagnandomi con la chitarra (lontano dagli ufficiali naturalmente) e in tanti la canticchiavano. Finita la leva, con alcuni compagni mantenni la corrispondenza per un certo tempo e qualcuno non mancò di chiedermi il testo della canzone per via che aveva dimenticato qualche strofa. Il tono e la melodia si avvicinano un po' al motivo della "Locomotiva" di Francesco Guccini.
Ritornello
A Màlia
Non ho scavato in te
nessuna terra di ricordi ancora
immagini remote
di visi ormai sfumati
spesso contemplati
quando sfuggiti
(e lo sapevo)
nei baci e gli abbracci
che andavo consumando
come i bicchieri sul letto della sera
e gli anni sul mio corpo stanco
di battaglie non so se vinte o perse
sogni e ideali di un sessantotto
quando un sasso lanciato
o un bacio sulla strada
a dispetto dei passanti
erano la mia rivoluzione.
Scaverò pure in te
una terra di ricordi
e quest'amore di sguardi
e sorrisi soffocati
quest'amore di segreti nascosti
a un'antica paura
quest'amore io vado cantando
quando mi porti il mattino
e l'alba rischiara la tua luce più viva.
Isola di Creta, 1975
Albe lontane
A Màlia
Neanche la chitarra mi spegne stasera
il ricordo atroce di accese carezze
dipinte di notte su spiagge lontane
strappate quasi alla tua velata paura
di vedere nei miei occhi un volto di ieri.
Parole nuove senza pretese
per te il sapore di amori remoti
ma t'ho insegnato l'amore più grande
di uomini liberi e popoli schiavi
t'ho impresso l'antica mia rabbia
nata da gente dalle mani incallite.
Ora riaffiori a due passi dal mare
il tramonto sfocato di una sera ventosa
i piedi bagnati da onde incalzanti
lo scialle a coprirti le spalle minute
restano gli occhi a fissarci nel buio
le mani strette a fermare quel tempo
le braccia a condurti come fossi caduta.
Ho già scagliato la mia chitarra
note morte di questa stanza buia
né muoveranno un dito le mura ingiallite
come facesti tu una mattina di sole
smorzando severa la mia sommessa protesta.
Non canterò più
solo quel volto assonnato
assopito al risveglio di albe lontane
stringendomi la mano
quasi fosse un amore.
Civita Castellana, 1975
Fai tenerezza
A Paola
Fai tenerezza
quando vai per via Roma
e la speranza degli sguardi
si confonde con le foglie secche
che han fatto una primavera
forse la nostra
quando, presi per mano,
farò esplodere la mia adolescenza
che forse ho serbato per te.
Civita Castellana, 1975
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